1945 Aprile – L’arrivo degli alleati

Premessa

Nei primi mesi del 2024, accingendomi a preparare la 12a serata della Storia di Terre del Reno, mi sono posto il problema di conciliare tra loro le diverse fonti di cui disponevo, costituite, allora, solo da ricordi e interviste. Ad esempio, ricordavo che, quando ero un ragazzo, Armando Boldrini mi aveva raccontato che il viale che dall’attuale Osteria delle Sabbie a San Ignazio aveva un solo filare di pioppi perché i tedeschi avevano tagliato l’altro per usare i tronchi come barricate per ostacolare le truppe alleate che il 22 aprile venivano da ovest, mentre Giuliano Rebecchi mi raccontava che gli Alleati erano giunti dalla direzione di Vigarano Mainarda ed erano stati bloccati da due cecchini appostati sul campanile che avevano ucciso un ufficiale. Un colpo sparato da un carrarmato aveva ucciso uno dei due e convinto l’altro ad arrendersi. Gli alleati erano dunque giunti da est o da ovest?

Fig 1

Fig. 1 – La lapide sulla canonica

Ancora Sandra Boldrini, in una sua intervista, ricorda che i due cecchini avevano sparato anche a suo padre che usciva dal portone di Palazzo Sessa per vedere cosa accadesse, ma dopo che ebbero esposta una bandiera bianca furono lasciati in pace tutto il giorno. La targa posta sulla canonica (Fig. 1) dice invece che vi fu un intenso scambio di artiglierie nel pomeriggio del 22. Chi ha ragione?  

Per dirimere questi e altri dubbi ho effettuato una attenta ricerca su tutte le fonti disponibili, i cui risultati sono riportati in questa pagina.

Interviste raccolte a Mirabello

Queste sono le interviste raccolte sull’arrivo degli Alleati a Mirabello

Sandra Boldrini: L’arrivo degli Alleati e Gli Indiani

Arturo Bovina: La rotta dei Tedeschi e L’arrivo degli Alleati

Anna Maria Rimondi: 21-22 Aprile Arrivano gli Alleati e Gli Indiani

Foto e filmati

Scoprii presto che in rete era disponibili alcune foto e un ottimo documentario 25 Aprile – dal Reno al Po, realizzato da Carlo Magri dell’Università di Ferrara, che ha ricuperato il materiale girato da i cineoperatori aggregati alla 6a Divisione Corazzata britannica. Da esso ho estratto le sequenze che interessano Terre del Reno e Magri mi ha generosamente concesso di utilizzarle.

Eccole

Queste sono le stesse, in cui sono inserite le immagini di alcuni luoghi come appaiono oggi.

Questa infine è una parte dell’intervista ad Anna Maria Rimondi sull’arrivo degli alleati, intercalata con le riprese precedenti.

Pubblicazioni

Ho setacciato Internet e le biblioteche alla ricerca di libri che riportino il passaggio degli Alleati per Terre del Reno. Il migliore è Finale, di Giuseppe Pieraccini (3). Esso ha il pregio non solo di fornire una visione sinottica dei movimenti delle truppe alleate e germaniche tra il 13 e il 28 aprile 1945, nel percorso dal Reno al Po, ma anche di riportare una collezione antologica di scritti originali dei protagonisti. Da essa ho estratto e ordinato cronologicamente le notizie relative agli eventi di nostro interesse. Le riporto nel seguito facendo seguire alle frasi o a gruppi di frasi, il riferimento bibliografico da cui esse sono estratte (non sempre letteralmente). Le frasi tra parentesi quadre sono invece mie considerazioni.

Tabella 1

Preludio

Nel settembre del 1944 gli Alleati avevano sfondato la Linea Gotica nel settore Adriatico, ma le difficoltà nell’ottenere i rinforzi e gli  approvvigionamenti li avevano costretti a fermarsi per tutto l’inverno all’altezza di Forlì.

L’offensiva riprese su tutto il fronte il 9 aprile.

A quella data molte delle unità tedesche mancavano dell’equipaggiamento, del materiale e delle munizioni necessarie per una difesa efficiente. La scarsità di carburante era tale che i carri e l’artiglieria potevano muoversi solo limitatamente e ciò ebbe conseguenze catastrofiche. Mezzi corazzati efficienti furono costretti all’inattività. Mancava poi completamente la protezione antiaerea, perché la poca disponibile era stata posta a protezione dei ponti sul Reno (9).

Per gli Alleati la difficoltà era posta dal ‘Varco di Argenta’ (Argenta Gap nella terminologia militare britannica), uno striscia di terra asciutta, larga dai tre ai cinque chilometri, posta tra le valli di Comacchio a est e il Reno e le valli formate dall’Idice e dal Marmorta a ovest (2). La superficie di queste ultime era stata estesa dai Tedeschi facendo saltare gli argini dei fiumi e dei canali e distruggendo le idrovore (Fig. 2).

Fig. 2 – Mappa del Varco di Argenta con le linee di avanzata degli alleati (da Wikipedia)

Tra il 12 e il 19 aprile l’8a Armata Britannica, appoggiata da un’intensissima azione dell’aviazione, riuscì a forzare il passaggio. Quando la 56a e 78a Divisione si trovarono libere di procedere verso nord, alla 6a Divisione Britannica fu affidato il compito di insinuarsi alla sinistra della 78a divisione e di procedere rapidamente verso nord-ovest seguendo il corso del Reno, per collegarsi a Bondeno con la 5a Armata americana che avanzava verso nord da Bologna, così da completare l’accerchiamento dell’armata tedesca (Fig. 3).

Fig. 3 – Le linee di avanzata dell’offensiva finale in Italia dell’aprile 1945 (da Wikipedia)

Venerdì 20 aprile

Nel tardo pomeriggio inizia l’Operazione Herring (Aringa): un operazione di infiltrazione e sabotaggio a sud del fiume Po per ostacolare il ritiro dell’esercito tedesco prima che attraversasse il Po. Harring si svolge contemporaneamente agli avvenimenti che stiamo per raccontare, ma, per alleggerire il racconto, a essa è dedicata un’altra pagina.

Sabato 21 aprile

Al 17°/21° Lancers (17°/21° Lanc.) è affidato il compito di raggiungere, con un’avanzata notturna, la fossa Cembalina e, se possibile, attraversarla, ma l’operazione fu ritardata dalla tenace resistenza tedesca. Solo a sera, verso le 20, la linea di difesa tedesca è superata e la fanteria della Divisione può finalmente attraversare la fossa. Alle 20:30 i carri di testa giungono alle porte di Poggio Renatico, evitando di occuparsi dei punti di resistenza tedesca incontrati lungo il percorso (3). Occupare Poggio Renatico, difeso dalla 278a Divisione Granatieri (278a  DG) del 1° Corpo di armata paracadutisti tedeschi si rivela subito più difficile di quanto si pensasse: il 17°/21° Lanc. vi resta impegnato in pesanti scontri per molte ore e, ad aggravare la situazione, è a corto di carburante e di munizioni. Il convoglio con i rifornimenti arriva solo il giorno seguente (22 aprile), verso mezzogiorno, ma è attaccato da … aerei americani. Un carro fu distrutto e due uomini perirono prima che l’errore fosse chiarito. Nel pomeriggio la 278a  DG inizia a colpire con mortai il centro dell’abitato, ma non riescire a impedire che entro sera tutta la cittadina sia occupata (4). 

Domenica 22 aprile

Unità della 278a DG sono dispiegate anche nella zona di San Vincenzo e Case Malaguti, a sud del Reno, dove sono incalzate dalla 8a Divisione indiana. Nella notte, con molte difficoltà per i ponti parzialmente agibili, la congestione delle strade, l’intenso traffico e l’intervento dell’artiglieria britannica che causa molte perdite di veicoli e materiali, queste unità attraversano il fiume presso Malalbergo e Poggio Renatico (vedi Fig. 4, che è però approssimativa sul punto di attraversamento). Solo all’alba il trasferimento termina e le unità assumono la difesa dell’ala sinistra nell’area di Poggio Renatico. Per tutto il giorno 278a DG si oppone agli attacchi della 6a divisione corazzata inglese, che però iniziano ad aprire profondi varchi. Nella giornata il suo fianco sinistro viene prolungato fino a Mirabello e resiste ‘fino all’ultimo uomo’ per respingere gli attacchi provenienti da nord-est (1).

Fig. 4

Fig. 4 – I movimenti della 278a DG (da (3))

Dal lato alleato, il comandante della  26a Brigata corazzata britannica ordina al 16°/5° The Quen Royal Lancers (16°/5° Lanc.),  che seguiva il 17°/21° Lanc. bloccato a Poggio, di muoversi all’alba e di spostarsi sulla destra di questo per raggiungere Bondeno. Il gruppo si prepara e si mette in marcia, con la fanteria a bordo dei veicoli corazzati. L’avanzata prosegue per circa 12 km senza problemi e raggiunge il villaggio di Coronella, che i Tedeschi hanno da poco abbandonato. Ulteriori ordini incitano ad avanzare alla maggiore velocità possibile, per ostacolare le molte unità nemiche che cercano di raggiungere il fiume Po. Dopo alcuni chilometri, all’altezza di Madonna Boschi, lo squadrone di testa (squadrone A) trova la strada demolita e minata. Cerca una deviazione, mentre lo squadrone C viene spostato più a destra, per tentare un’altra possibile via. Cominciano ad apparire piccoli gruppi di tedeschi. Proprio quando lo squadrone A è finalmente riuscito a trovare un passaggio, uno dei suoi carri venne colpito e distrutto. Lo squadrone C, intanto, sta proseguendo bene e sembra che la via per Bondeno sia libera. Dal Quartier Generale di brigata gli giunge però l’ordine di occupare il paese di Mirabello, che si trova proprio di fronte allo squadrone A, ritiene che vi sia presente una forte difesa nemica. Ed è vero perché reparti della 278a DG l’hanno raggiunto (5).

Viene preparato un piano:  lo squadrone A  e il gruppo O del 1° battaglione The King’s Royal Rifle Corps (1° KRRC), che intanto l’ha raggiunto, devono entrare a Mirabello, mentre lo squadrone C deve dirigere su Vigarano (5).

La squadrone A e il gruppo O del 1° KRRC, con due plotoni e una truppa di carri armati in testa, entra nel paese di Mirabello dalla via che porta a Vigarano, e si scontra con i gruppi della 278a DG. Il sergente Williams, uno dei migliori comandanti di plotone, è colpito da un tiratore scelto, e muore più tardi all’ospedale (6) [È  probabile sia stato colpito davanti alla Banca Nazionale dell’Agricoltura; nel video si vedono i fucilieri del 1° KRRC ripararsi dietro i pilastri di questa. Giuliano Rebecchi, che assistette alla scena  mi raccontò che due cecchini si erano appostati nella cella campanaria del campanile. Un carro inglese esplose una granata contro la cella. Un cecchino fu ucciso e l’altro si arrese].

Nel pomeriggio il nemico difende ancora una parte del paese, è quindi necessario intervenire pesantemente, con una lotta casa per casa. Il maggiore Howard organizza un attacco di carri cingolati lanciafiamme Wasp contro una casa occupata: il caporale Cromwell, della compagnia D, dirige il tiro contro un cecchino, appostato a una finestra del primo piano. Fu la prima e ultima volta che i Wasp vennero utilizzati contro il nemico. Alle ultime luci del giorno rimane solo qualche tiratore occasionale, mentre una batteria di Nebelwerfer [lanciarazzi multipli], appostata verso San Carlo, sta ostinatamente sparando le sue ultime munizioni sul paese (6). Le esplosioni srono numerose, ma non provocano vittime. Vengono intercettati piccoli gruppi di tedeschi sbandati (6) e nel corso dei  rastrellamenti ne vengono catturati molti altri.  Il totale degli uomini catturati nella giornata è di 450 e vengono avviati verso Vigarano (5).

Allo squadrone C, che aveva raggiunto Vigarano Mainarda, viene dato l’ordine di consolidare le posizioni al fine di permettere al 2° Lothians di attraversare il paese per raggiungere Bondeno (5). Alle 20:00 del 22 il 3° battaglione Welsh Guards (3° WG) sostituisce il gruppo di combattimento O del 1° KRRC e la squadra A del 16°/5° Lanc. a Mirabello.

La notte è decisamente brutta, con il nemico che continua a martellare con tiri di mortaio e Nebelwerfer [lanciarazzi multipli] le postazioni avanzate causando alcune perdite (7).

Solo nel tardo pomeriggio del 22 il Comando Tattico germanico, installato a San Carlo, diede ordine alla 278a DG, di ritirarsi a ovest del fiume Panaro e di completare l’operazione entro la notte (vedi Fig. 4). Se subito dopo l’attraversamento del Reno il Comando del 1° Corpo d’armata paracadutisti avesse permesso alla 278a DG (più lenta, perché trainata da cavalli) di proseguire subito in direzione del Panaro e avesse incaricato in sua vece le Divisioni paracadutisti 1a e 4a o i battaglioni da ricognizione (tutte unità motorizzate) di difendere la linea Poggio Renatico-Mirabello la catastrofe sul fiume Panaro avrebbe potuto essere probabilmente evitata. Perché, quando alle 20:00 del 22 aprile le prime unità della 278a DG in ritirata giunsero al ponte sul Panaro a Bondeno, lo trovarono occupato dalle truppe corazzate della 6a Divisione britannica. Queste unità, stremate, senza artiglieria e carri armati, non tentarono neppure di aprirsi una via con la forza. Sotto la copertura della nebbia artificiale fu organizzato un servizio di traghettamento presso Santa Bianca, vicino a Ponte Rangoni, ma, poco dopo (alle 23:00) fu sospeso. Il comandante della divisione si recò a Finale Emilia, con la speranza di trovarvi organizzazione e mezzi adeguati al superamento del fiume. Ma lì lunghe colonne di mezzi della 14a Armata germanica affluivano in direzione del ponte e non ci volle molto per rendersi conto che per la 278a DG  non esisteva nessuna possibilità di utilizzare quel ponte (1).

Lunedì 23 aprile

Considerando la situazione, verso le 02:00 del 23 aprile un contingente misto di truppe del 292° reggimento e del 2°  battaglione del 994° reggimento della 278a DG, tentò di conquistare il ponte di Bondeno con un assalto a sorpresa, ma non ebbe successo. L’episodio avrebbe potuto trasformarsi in tragedia se solo la mira dei cannonieri delle truppe corazzate inglesi, ben consolidati a est, fosse stata più precisa. Non restò così alcun altra possibilità che tentare il passaggio al ponte sul Panaro a Finale Emilia. La divisione vi si diresse, ma quando da Reno Finalese si stava avvicinando al ponte, un pesante fuoco d’artiglieria la investì, provocando un vero disastro: furono persi l’intera artiglieria, gli automezzi delle unità corazzate, dei pionieri e di alcune sezioni di trasmissione. Miglior sorte ebbero i mezzi che trasportavano le apparecchiature di collegamento e le autoambulanze. Tutto ciò che potè essere salvato della divisione – unità di fanteria con mitragliatrici e panzerfaust, battaglione genio pontieri, comando di divisione senza veicoli e parti del 56° reggimento Nebelwerfer – fu traghettato su una barca e due chiatte presso Ponte Rangoni (vedi Fig. 4) (1).

Torniamo agli alleati. A Mirabello, solo al mattino del 23 la 1° compagnia del 3° WG, sotto la guida del maggiore P.V. Markins, neutralizzò la residua resistenza delle retroguardie nemiche e si consolidò nel paese. Alle prime luci il 16°/5° Lanc. lasciò le posizioni e si sposto verso ovest con l’obiettivo di raggiungere il Panaro a Finale Emilia (7).

In tanto a Poggio Renatico, alcune pattuglie del 17°/21° Lanc., che era stato fino ad allora bloccato, si incontrarono con unità del 28° battaglione Maori e del 23° battaglione della 5a Brigata neozelandese, che, avanzando da sud, avevano costruito una testa di ponte oltre la ferrovia a sud-ovest della cittadina. Alle 6:30 iniziarono assieme l’avanzata verso Sant’Agostino, che fu raggiunto rapidamente senza difficoltà alle 7:00: la 278a DG l’aveva abbandonato alcune ore prima. La compagnia A del 17°/21° Lanc. prese posizione sul cavo Napoleonico asciutto, mentre la B avanzava a sud-est del paese in collaborazione con le truppe neozelandesi (5).

Alla sera tutto il gruppo operativo del 17°/21° Lanc. si installò a Sant’Agostino e il reggimento si accampò presso una grande fattoria (5).

Martedì 24 aprile

La 6° DG era dal mattino del 23 sull’argine di Po a est di Bondeno e pensava di superare il fiume durante la notte, ma i mezzi anfibi non giunsero in tempo. Il ritardo permise alla 5a Brigata neozelandese di raggiungerla e prendere posizione sulla sua sinistra. Il 24 le unità della 6° DG attraversarono il fiume e l’area di Bondeno, fu lasciata alle unità neozelandesi (8).

La sera del 24 aprile il 24° e il 26° Battaglione neozelandese si dispiegarono a sud di Bondeno (8).

Ci fermiamo qui, perché ciò che accadde dopo esula dalla zona di nostro interesse. Si deve solo ricordare che il 29 aprile le truppe tedesche si arresero incondizionatamente.  

Dalle testimonianze risulta che le truppe britanniche, indiane e neozelandesi rimasero nell’area di Terre del Reno oltre la data dell’armistizio. Su come fossero acquartierate non ho però ancora trovato documenti.

Considerazioni conclusive

Alla luce delle informazioni e dei video raccolti si può concludere che:

  • le apparenti contradizioni tra Sandra Boldrini e Anna Maria Rimondi sui combattimenti a Mirabello sono facilmente risolvibili. Anna Maria, all’epoca già adulta, ricorda correttamente che lo scontro tra gli Alleati e le forze occupanti si protrasse tutto il pomeriggio del 22 aprile e la notte seguente. Sandra, che allora aveva solo sei anni, ricorda solo quanto accadde attorno al Palazzo Sessa: dopo la resa del cecchino che aveva sparato dal campanile i Britannici arrivarono dal viale di ingresso e niente altro accadde.
  • Le unità neozelandesi non passarono per Mirabello nella fase in cui fervevano ancora i combattimenti, e, riferisce Robin Kay, solo alla sera del 24 aprile il 24° e il 26° Battaglione neozelandese si dispiegarono a sud di Bondeno (8). I due militari che, secondo il ricordo di Anna Maria, bussarono alla porta del rifugio della famiglia Rimondi la mattina del 22 non potevano dunque appartenere a un’unità neozelandese e neppure potevano essere una loro pattuglia avanzata, poiché la mattina e il primo pomeriggio del 22 tra le truppe britanniche  che entravano a Mirabello e le unità neozelandesi si trovava la 278a DG tedesca, il cui Comando era insediato a San Carlo. Data però l’emozione e la sorpresa che Anna Maria associa al disvelarsi della nazionalità dei due militari è difficile pensare che si sbagli: i due soldati si presentarono certamente come neozelandesi. Resta quindi solo la possibilità che essi fossero aggregati alla squadra A del 16°/5° Lanc. o al gruppo O del 1° KRRC.
  • Il fatto che i neozelandesi si siano acquartierati a sud di Bondeno la sera del 24 [D] rende invece possibile che una loro squadra si sia insediata quella notte, o nei giorni successivi, nel Palazzo Sessa Aldrovandi. Sul pavimento di legno di una sua stanza al primo piano compariva, sin verso gli anni ’60, una vistosa bruciatura e il mio papà raccontava che era stata prodotta dal falò che vi avevano acceso i Maori. E la divisione neozelandese includeva proprio un battaglione Maori.
  • Resta da chiarire la presenza di unità indiane, che è testimoniata sia da Anna Maria Rimondi, sia da Sandra Boldrini. Alla 8a Divisione indiana fu affidato il compito di prendere Ferrara e, dopo averlo eseguito, la sua 21a Brigata passò il Po a Malcantone presso Bondeno il 25 aprile (3). Resta quindi solo la possibilità che altre unità di quella Divisione si siano riposate a Mirabello dopo la fine dei combattimenti.    

Bibliografia

  1. Harry Hoppe, Die Infanterie-Division in Italien 1944-1945, Germania (?) 1953, pp. 79-85
  2. The Battle of the Argenta Gap, Wikipedia/EN
  3. G. Pieraccini, Finale, Società Editrice Il Ponte Vecchio, Cesena, 2001
  4. R.L.V. Blake French, A History of the 17th/21 th Lancers 1922-1959, London, 1962, pp. 211-224
  5. C.N. Barclay, History of the 16th/5 th the Quen Royal Lancers 1925 to 1961, Londra, pp. 155-160
  6. Wake Hereward & Deedes W.F., Swift and Bold; the Story of the King’s Royal Rifle Corps in the second World War 1939-1945, GB 1949, pp. 220-226
  7. F. Ellis, Welsh Gards at War, Londra, 1989, pp. 259-263
  8. Robin Kay, From Cassino to Trieste, in Official History of New Zealand in the Second World War: 1939-1945, vol. 2o, Wellington (Nuova Zelanda) 1967, pp. 481-509
  9. G. von Staiger, 26° Panzer Division ihr Werden un Einsatz 1942 bis 1945, Germania, 1957, pp. 120-128

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