I racconti di stalla

A sera nelle stalle si raccontava.

Era la più umana maniera di stare assieme, perché il più comune e meno costoso dei piaceri, il più grande passatempo della vita è la conversazione. Il fascino del conversare nelle veglie era quello di non attenersi ad un argomento prefissato, senza sapere dove conducesse esattamente il discorrere mentre vagava da un fatto realmente accaduto, o un ricordo a una fantasia; da una battuta di spirito a un proverbio assennato. Nelle veglie era stucchevole chi aveva bisogno di far sapere qualcosa, virtuoso chi sapeva celiare. Per farvene un idea guardate questo gradevole spezzone di film, che, pur non essendo registrato nella nostra zona, rende molto bene l’andamento tipico delle veglie, perchè la loro usanza era diffusa su un’area vastissima del nostro continente.

Nella veglia il racconto era come il vento per le vele della fantasia: ti catturava e ti conduceva alla scoperta di nuovi orizzonti.

Comments
2 Responses to “I racconti di stalla”
  1. giacomo ganza ha detto:

    Nella stalla della mia famiglia nell’inverno del 1943 o 1944 capitò un personaggio strano. Presentandosi disse di essere stato il cameriere di Benito Mussolini e di chiamarsi Guidi. Per cominciare raccontò una serie di barzellette sul fascismo. Erano presenti delle persone alla veglia, ma nessuno rideva. Sia la mia famiglia che gli altri temevano che si trattasse di una spia. Di fatto storie vere su Mussolini non ne raccontò.
    Sono di Stazzona, un paese vicino a Tirano (Sondrio). Qui la veglia si è fatta fino al 1960. Mi ricordo bene. Il mio nonno materno teneva anche lui il BADOZ, noi la veglia la chiamavamo così. Ogni sera c’erano dalle 20 alle 30 persone. Lui cantava e suonava l’organetto, l’armonica a bocca.
    Anche in Valtellina esistevano delle Anguane che si chiamavano però MAGADI (Magada). al singolare Magàdi. Il termine compare nei nomi dei torrenti ancora oggi, in tutta la zona tra Sondrio e Tirano.
    Si parlava anche di fantasmi come il Scilitro, al Cerach de la Ganda e El Capelùt presente alla rocca di San Giacomo dove anticamente esisteva il Castello, poi abbattuto nel 1500.
    Noi ragazzi ascoltavamo un po’ distrattamente. Seguivamo le partite di Tressette.

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