Il percorso del Cardinale

Dalla corrispondenza del Cardinale Pompeo Aldrovandi si apprende che, per recarsi dal suo Palazzo di Bologna a quello di Mirabello, utilizzava spesso la barca: discendeva il Navile sino a Malabergo, dove il Barco Cardinale inviato dal fattore di Mirabello lo attendeva. Con questo attraversava la valle del Poggio e  risaliva il Riolo sino al Cantone, che in una mappa è citato come Porto Aldrovandi . Qui sbarcava e una carrozza lo portava al suo Palazzo di Mirabello. Le lettere non rivelano però quale fosse il percorso seguito da questa carrozza. Ci soccorre il particolare della mappa manoscritta del Monti (1747) riportato in Fig. 1: osservandolo ci appare evidente che essa seguisse la strada sull’argine di Riolo in direzione del Palazzo di Raveda; prima di raggiungerlo svoltasse a destra,  sulla strada di confine tra le proprietà Aldrovandi e Malvezzi (Maluezzi nella grafia settecentesca del Monti) e, prima del termine di questa, svoltasse a sinistra lungo il viale alberato che  conduce al Palazzo di Mirabello.

Fig. 1 – Particolare della mappa manoscritta del Monti (1747)

Potrebbero però sorgere dubbi sulla realtà di tale percorso. A prima vista la strada di confine sembra essere solo un filare di pioppi che delimita la proprietà, non una strada. Quanto all’ultimo tratto, il viale alberato che conduce al Palazzo, a memoria d’uomo è un campo, chiamato Lunghina, non un viale;  inoltre il Palazzo ha sempre avuto un’unica strada d’accesso, non due. Proviamo a rispondere.

Ingrandite la Fig. 1, cliccando su di essa e premendo poi contemporaneamente i tasti Command e ‘+’. Potrete così notare maggiori dettagli e la strada di confine si rivelerà essere disegnata come una strada: un doppio segno con il filare di pioppi sul lato della proprietà Aldrovandi. Ciò rivela che i pioppi li ha fatti piantare il Cardinale: se il confine di proprietà correva, come d’uso, in corrispondenza della mezzaria della strada non poteva certo piantarli lui anche dal lato del Malvezzi. Il vecchio Malvezzi, Giuseppe, non era certo propenso a collaborare: è un animale stravagante, scriveva nel 1735 il fattore Moratori al Cardinale. E per tenerlo buono l’Aldrovandi aveva già dovuto acconsentire alle sua insistente richiesta di cedergli la  Mendicanta, la tenuta che il Cardinale possedeva interclusa nella proprietà Malvezzi (Fig. 2). Siamo dunque certi che quella sul confine fosse una strada.

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Fig. 2 – La zona del Palazzo di Mirabello nel 1735 in uno schizzo tracciato su una pagina di una lettera del fattore del Cardinale, Angelo Moratori

Quanto al viale di accesso al Palazzo è vero che, anche ingrandendo la mappa in Fig. 1, non troviamo traccia dei bordi della strada, ma questo è vero anche per il viale che, dal lato opposto del Palazzo, porta alla strada pubblica e all’antico passo, abbandonato dal Reno dopo la rotta del 1731. Eppure almeno da quel lato la strada c’era di certo. È quindi il Monti che non la disegna come ce l’aspetteremmo. Che quello fosse un viale lo conferma un passo della lettera del 14 Ottobre del Moratori, di cui fa parte lo schizzo in Fig. 2. Scrive infatti:

Su le ore 21 [la piena] arrivò su la via Zueccha [Giovecca] di rigurgito e venne un riazzetto [termine dell’epoca per indicare un piccolo ramo di un fiume che straripa] al lavoro [l’argine in costruzione] nella provana in faccia al Palazzo sul punto segnato D [della mappa in Fig. 2].

Il termine provana è un termine tecnico dell’epoca che designava un viale con una doppia fila di pioppi.

L’esistenza del viale è comprovata anche dal ritrovamento di  sette monete lungo la mezzaria della Lunghina (come da tempo è chiamato il campo che oggi occupa il posto del viale in questione). Le loro date di conio (1799-1862) rivelano che mantenne la funzione di accesso al Palazzo sin oltre la metà dell’800. Furono dunque i Morardet a rimuoverlo, perché non compare nella loro mappa redatta attorno al 1870.

Screenshot

Fig. 3 – Palazzo e i suoi viali come appaiono oggi in un immagine satellitare

Osservando un’immagina satellitare attuale del Palazzo (Fig. 3) è evidente che uno solo sia il viale di accesso (a sinistra nella figura) e che dal lato opposto si trovi un campo (la Lunghina). È anche però evidente che questo  campo presenti una struttura singolare, stretta e molto lunga, e che la sua disposizione sia del tutto innaturale e incoerente, rispetto a quella di tutti gli altri campi attorno. È quindi evidente che tale disposizione non sia giustificata da funzioni agronomiche, ma solo e unicamente per ospitare un viale di accesso. Si osservi anche che, prescindendo dalla attuale posizione delle alberature, i due ‘viali’ abbiano la medesima orientazione e la stessa larghezza. Sono cioè stati concepiti per essere un doppio scenografico accesso al Palazzo del Cardinale Aldrovandi.

Possiamo dunque concludere che il Palazzo disponeva all’epoca del Cardinale di due accessi simmetrici e che pertanto il percorso che il Cardinale seguiva per recarsi al suo Palazzo sia proprio quello che abbiamo descritto all’inizio.

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