Nota del revisore Sandro Merli

Anche le pietre (i pardùzz) sanno che le lingue e i dialetti (che delle lingue sono i fratelli di basso rango che le nutrono) si evolvono, si modificano, si autogenerano.

Lo sanno tutti, ma quando Giorgio nel suo fortunato libretto su Mirabello, ha accennato alle singolarità del suo dialetto, ha scatenato una follia. In tanti, soprattutto quelli di una certa età, si sono sentiti coinvolti.

Sono fioccate precisazioni, correzioni, suggerimenti di varia natura e portata, a cui Giorgio ha risposto, mi pare, con un post-scritto, una sorta di errata-corrige, distribuita come ha potuto.

Sennonché, l’apprendista stregone è rimasto egli stesso, vittima del sortilegio evocato: qualcosa o qualcuno, non so come, l’ha persuaso, spero non costretto, a tradurre in mirabellese Il Piccolo Principe, un mostro sacro, lettura dorata e adorata di generazioni e generazioni.

A dire il vero, a me, Il Piccolo Principe è sempre stato un po’ antipatico, con la sua insinuante tenerezza, ma anche con la sua petulante e spocchiosa (saccenteria) saccenza. E del suo autore, preferisco di gran lunga, l’emozionante Volo di Notte; ma questa è un’altra storia.

Mi pare paradossale che Giorgio, che non parla e non ha mai parlato in dialetto, che ha trascorso gli anni formativi in collegio (in casa Bianchi si parlava, comunque, sempre in lingua) possa essere ritenuto uno specialista della parlata locale. Né lui l’ha mai fatto credere. Ma tant’è.

Giorgio però non è uno sprovveduto e ha tanto brigato – con la scusa della mia buona memoria e che sono sempre stato a Mirabello; del fatto che ho frequentato per ragioni professionali tutti i ceti sociali di qui; che l’amicizia ha degli obblighi e che sono (diciamolo pure, vecchio come lui) – da riuscire a convincermi a dargli una mano (‘un’occhiata’ diceva.)

Adesso, a fatica conclusa, devo convenire che la cosa non è poi così male, che ‘l’operina’ compiuta ha una sua dignità di spirito e di stile, una narrazione a suo modo poetica.

Corrette certe asperità di termini in cui si incastravano suoni terribili ad emettersi, si è optato per una scrittura ammorbidita che non obblighi il lettore a compitare ogni singola parola, lettera dopo lettera, con il rischio di smarrire il senso compiuto della frase e della vicenda stessa.

Per i più ‘sottili’ dirò che la versione è stata condotta sul testo dell’edizione italiana Bompiani, anch’essa ormai ottantenne.

Infine, se per questa operazione avventata, ci sarà da subire rampogne, io ho le spalle ben larghe; Giorgio un po’ meno. Ma sapremo sopravvivere.

Albino Sandro Merli         

  • Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere notizia dei nuovi articoli.

    Unisciti a 61 altri iscritti
  • .