Prefazione di Giorgio Bianchi
Certamente vi chiederete perché ho voluto mettere in dialetto mirabellese il libro Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Il tutto è scaturito dalla pubblicazione del mio secondo libro: Il libro dei ricordi, dove a pag. 55 ho intitolato un capitolo Il dizionario mirabellese, trattando, in tre paginette, alcuni modi di dire, espressioni dialettali e coniugazioni di verbi.
È scattata una scintilla: e se ampliassi il dizionario? Poi, questa mia folle idea, l’ho lasciata dimenticata… in un cantuccio. Ma ecco che un bel dì ricevo dall’ing. Rodolfo Soncini Sessa la traduzione in dialetto bolognese del Piccolo Principe. Ricordando quel capitolo del mio libro che io avevo dedicato al nostro dialetto, mi chiedeva se io avessi tempo, voglia e competenza per fare la stessa cosa in vernacolo mirabellese. Devo confessare che la sua richiesta mi è subito sembrata impossibile da realizzare e l’ho scartata a priori. Ma poi ho pensato che non essendoci testi scritti in dialetto mirabellese, sarebbe stato importante lasciare ai posteri un ‘documento’ che potesse testimoniare in modo tangibile, la parlata dei nostri nonni. Poi è sopraggiunto il Covid e trovando pertanto più tempo libero, ho ripensato a quel progetto ed ho deciso di provare. Una pagina tira l’altra e pur tra molte difficoltà, a fine agosto l’ho terminato. Ho scritto subito all’ing. Soncini Sessa di aver completato il libro. Non voleva crederci! Si è complimentato manifestando la sua impazienza a vedere il testo terminato. Sì, l’avevo tradotto, ma non ero tranquillo della mia conoscenza del dialetto a causa anche della mia infanzia trascorsa lontano dal paese. Infatti le elementari le ho frequentate a Bari e Messina, dalla seconda elementare sino alla quarta classe, inclusa. Poi la scuola media a Porretta Terme. Insomma non mi sentivo ‘padrone’ del dialetto. Dovevo assolutamente trovare un mirabellese ‘doc’ che mi desse un grande aiuto a completare, in modo corretto, quanto avevo faticosamente scritto. Ebbene, ho pensato, chi meglio del mio amico Albino ‘Sandro’ Merli?
Non sapevo come dirglielo, come convincerlo, temevo molto una risposta negativa. (L’avrei capito!)
L’amico Sandro, dopo molta incertezza, ha acconsentito ad aiutarmi, indirizzandomi sulla strada giusta. A lui devo moltissimo perché non solo mi ha corretto alcune espressioni mirabellesi, ma ha fatto sì che i periodi si leggessero in modo scorrevole e si capisse cosa l’autore francese … volesse dire. Abbiamo lavorato in simbiosi per molti giorni e alla fine ho potuto notare che il mio ‘speciale’ collaboratore si era appassionato un po’ di più al Piccolo Principe.
Ecco quindi come ‘l’operina’ (così l’ha chiamata Sandro), si è potuta terminare!
Ai posteri… l’ardua sentenza.
Giorgio Bianchi