Anelli

Mappa anelli

Fig. 1 – Mappa dei luoghi di ritrovamento degli anelli (Hx)

 

Sono stati trovati vari anelli: tutti nella corte di Palazzo: è un fatto di per sé interessante e significativo. Sono in oro, bronzo e argento. Due sono quelli in oro, uno (H3) in oro giallo, l’altro  (H2) in oro giallo e bianco; entrambi erano adorni di una o più pietre, che hanno perduto.

 

             H3 53 Anello in oro giallo  H2 55 Anello in oro giallo e oro bianco 1 piccolo

Fig. 2 – Gli anelli in oro H3 e H2

Altri due sono in bronzo: il primo (H1) è un anello molto sottile e di pregevole fattura, dal bordo finemente lavorato, come mostra la Fig. 3. La testa, che era adorna di quattro piccole pietre, ha una forma molto inusuale. È probabilmente un prodotto dell’arte orafa ferrarese del cinquecento.

        H1 51 Anello in bronzo Ferrarese 2 piccoloH1 51 Anello in bronzo Ferrarese 1 piccolo

    Fig. 3 – L’anello in bronzo H1

Il secondo (H4) è più semplice, ma è anch’esso molto ben lavorato a torciglione (Fig. 4).

H4 52 Anello in bronzo 2   H4 52 Anello in bronzo 3

Fig. 4 – L’anello in bronzo H4

H6 54 Anello in argento - 1

          H6 54 Anello in argento - 3          H6 54 Anello in argento - 4

Fig. 5 – L’anello in argento di tipo chevalier (H6)

L’anello in argento (H6, Fig. 5) è molto peculiare: ha la forma di un classico anello con sigillo (anello chevalier), ma invece del solito stemma reca un raffinato arabesco: una decorazione intricata e delicata. A prima vista potrebbe essere di fattura berbera o indiana.  Per stabilirlo è stato fatto esaminare  da due esperti indiani e da un gioielliere di Tunisi. Quest’ultimo ha escluso, per la forma a sigillo, che il gioiello sia stato creato nell’area sahariana, mentre gli esperti indiani ritengono probabile che provenga dalla loro area, sia per la tipologia tipica della manifattura degli anelli maschili, sia per le decorazioni che richiamano le lettere arabe. Nei periodi islamici in India i caratteri arabi erano infatti frequentemente utilizzati sia per scopi pratici, sulle monete, sia per scopi decorativi, nelle opere artistiche come gli anelli. Nei secoli successivi gli artisti, sia arabi che non arabi, utilizzarono spesso caratteri simili a quelli arabi per pura ornamentazione.

Quanto all’interpretazione delle possibili composizioni di lettere arabe, identificano una parola: ward, che significa “rosa” o “rose”, scritta sui due fianchi, a destra e sinistra del ‘sigillo’. Tuttavia, rimane il dubbio se si tratti di calligrafia con significato compiuto o se l’artista stia usando la calligrafia araba a scopo puramente decorativo. Propendono per la seconda ipotesi perché sulla testa compare un arabesco di quattro caratteri con cui  non è possibile comporre una parola con significato compiuto. Per quanto riguarda il tratto che sembra un  “serpente” e si apre, come fosse una bocca, in prossimità del bordo, che proprio in quel punto si slabbra, potrebbe essere sia un “carattere arabo” che un puro “arabesco”, ma non sono in grado di dire se abbia un significato recondito. È una bella decorazione che richiama i lavori di filigrana dei gioielli in argento prodotti nelle regioni meridionali dell’India.

Se l’anello sia di origine etnica o prodotto per un “mercato” occidentale è una domanda intrigante che ci siamo posti. Sapendo che i gioiellieri, sia in Nord Africa che in India, spesso lavoravano su commissione, creando anelli su specifiche richieste dei clienti, è difficile dire se la forma dell’anello sia tipica delle produzioni autoctone o se sia stata scelta da un occidentale. In conclusione non sappiamo dire se il gioielliere, o l’eventuale committente, avesse l’intento di trasmettere un messaggio o semplicemente di creare un oggetto molto bello. 

Date queste premesse, dobbiamo ritenere che sia stato perso da un ufficiale, britannico o indiano, nell’Aprile del ’45, quando reparti della 6a Divisione Corazzata britannica e dell’8a Divisione di fanteria indiana si accamparono attorno a Palazzo.

 

 

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