La casina dei Ruini
Il 20 agosto del 1659 il perito Jacomo Redolfi da Cento traccia sul suo quaderno di campo una mappa in più pagine della Impresa Ruini, i cui terreni costituiranno, secoli dopo, la Tenuta Sessa. Le misure furono effettuate a passi. In Fig. 1 è mostrata la pagina corrispondente alla parte settentrionale dell’Impresa (nella mappa il nord è in basso), in cui compare anche il paese di Mirabello: si noti sulla destra la via per Mirabel e la chiesa.

Fig. 1 – Una pagina della mappa dell’Impresa Ruini rilevata da Jacopo Ridolfi nel 1659 [Archivio di Stato di Bologna – Fondo Periti Agrimensori, Vol. 108, pag. 278-9]
Pianta et sito del Impresa delli illustrissimi Signori Ruini posto a Levante del fiume Reno in Com. di S. Agostino, Contà di Bologna, fatta a passi che serva per misura, posta con li suoi casamenti et siti come si vede et la misura delli terreni è statta fatta da Jacomo Redolfi da Cento et io avendo visitato detto sitto e fatto la pianta alla Sig.ra Duchessa Isabella Ruini … questo dì 20 Agosto 1659.
La mappa descrive, come egli stesso riferisce nelle pagine successive del quaderno,
un palazzo et altri edifizi tanto da lavoratori quanto da bracenti [braccianti] et fabricha di una casina con possessioni, luoghi, terre alberate …..
Il palazzo citato non è quello che oggi chiamiamo Palazzo (la sede del Museo), ma un’altro che sorgeva là ove oggi sorge la cascina Mulino, tra Mirabello e S. Carlo. Il palazzo non esiste più, ma negli anni ‘70, sotto il prato della corte del Molino, si rinvennero grossi muri, le cui tracce sono tutt’ora visibili. Il palazzo era stato costruito più di un secolo prima dagli stessi Ruini e all’epoca era in cattivo stato. Non era dunque il Palazzo ma … un suo fratello gemello, come mostra lo schizzo di Jacopo (Fig. 2).

Fig. 2 – Schizzo di Palazzo Ruini [Archivio di Stato di Bologna – Fondo Periti Agrimensori, Vol. 108, pag. 271v]
Il nuovo Palazzo non fu probabilmente costruito dal nulla. Jacopo parla di una casina la cui vista prospettica riporta sulla mappa di Fig. 1 (particolare in Fig. 3).
Allo schizzo prospettico associa anche la pianta (Fig.4).
Vista prospettica e pianta mostrano che la casina era una barchessa, cioè un edificio costituito da un alto portico su pilastri, parzialmente chiuso al piano terreno a formare dei locali: magazzini o stalle (nella pianta le porte delle stalle/magazzini sono rappresentate in vista frontale, anziché in planimetria). Essa doveva dunque avere un aspetto simile all’edificio mostrato in Fig. 5.
Data la posizione della casina sulla mappa siamo certi che l’attuale Palazzo sorge esattamente là ove essa sorgeva: si osservi in Fig. 1 la posizione della casina rispetto alla via Zuecha (via Giovecca), che compare sul bordo inferiore della mappa, e alla via per Mirabel detta di prospi (via Prosperi) che passa accanto alla chiesa (vecchia).
E’ plausibile che il cardinale Aldrovandi non abbia demolito la casina per realizzare il suo nuovo Palazzo, ma che l’abbia invece trasformata. La sua non fu probabilmente un’idea originale: è possibile che i Ruini avessero già iniziato a trasformare la casina nel loro nuovo Palazzo. Ciò spiegherebbe infatti perché Jacopo, che non dimentichiamolo rileva per conto dei Ruini, abbia inserito la pianta della casina nella sua mappa, mentre sarebbe stato più logico riportasse la pianta del Palazzo Ruini. Notiamo inoltre che, nonostante siano numerosi gli edifici rilevati, solo della casina è fornita la pianta. A favore dell’ipotesi depongono anche altri due fatti. Il primo: al momento del rilievo di Jacopo la casina era probabilmente oggetto di lavori (lo suggerisce il termine fabricha da lui usato), ma sappiamo anche che non poteva essere in costruzione ex-novo, perché un fienile di analoga forma appare nella stessa posizione in un rilievo della Impresa (cioè proprietà) dei Ruini del 1561 (Fig. 6 e particolare in Fig. 7). Il secondo fatto: la casina era collegata alla via bassa, che correva sotto l’argine di Reno, da una provana (un viale di pioppi), proprio come il vecchio Palazzo Ruini (Fig. 2). Oltre il Reno, la via per Mirabello detta di prospi rinscontra di filo la casina, nota Jacopo. Questa reiterata insistenza sulla casina sarebbe strana se essa fosse stata solo una delle tante case rurali.

Fig. 6 – Rilievo della Impresa dei Ruini eseguito da Giovanni Dondino da Cento nel 1561 [Archivio di Palazzo].

Fig. 7 – Particolare del rilievo precedente: si noti il fienile che compare nella stessa posizione della casina (si confronti con Fig. 1)
(Per inciso: abbiamo parlato di tanti viali di pioppi (provane), dunque i lunghi filari che caratterizzavano il paesaggio di Mirabello fino all’ultimo ventennio del secolo scorso, e che compaiono anche nello stemma del Comune, perpetuavano una tradizione molto antica.)
Se il Cardinale avesse trasformato la casina nel Palazzo avrebbe dovuto chiudere il portico per tutta la sua altezza e sul suo intero perimetro (linea rossa tratteggiata in Fig. 8) e ricavare l’androne passante al piano terreno rimuovendo le spalle delle porte delle stalle/magazzini (ellissi rosse tratteggiate in figura). Se ciò fosse avvenuto i pilastri della barchessa dovrebbero essere ancora leggibili nelle murature di Palazzo, come pure i tagli delle spalle delle porte. Se questi relitti fossero individuati avremmo la prova che il Palazzo è stato realizzato trasformando la casina.
E i relitti sono stati ritrovati! Nel 2010, nella costruzione del Museo sono stati rimossi gli intonaci che ricoprivano le pareti dell’androne al piano terra e sono allora apparsi i segni della rimozione delle spalle delle porte (Fig. 9) e gli antichi pilastri, disposti a intervalli regolari nelle pareti (Fig. 10). Nel Museo sono stati posti pannelIi spiegano al visitatore il significato di tali relitti.
Nel 2004 erano già stati individuati alcuni pilastri nelle pareti dell’androne al primo piano (Fig. 11), dove solo qualche mattone inserito a mo’ di morsa li lega alle murature di tamponamento (Fig. 12).

Fig. 11 – Un pilastro della casina rinvenuto nelle murature al primo piano durante i lavori di restauro del 2004
Questi ritrovamenti erano di per se sufficienti per concludere la continuità tra la casina e il Palazzo. Restava solo una curiosità: l’altezza di Palazzo sembra eccessiva per una barchessa, nel corso della trasformazione l’edificio era forse stato alzato? La risposta si è avuta durante i lavori di restauro dopo il sisma del 2012, che ha gravemento leso gli intonaci delle facciate. La loro rimozione ha messo in luce la tessitura delle murature (Fig. 13) che mostrano come i pilastri originali terminassero all’altezza delle finestre del primo piano (Fig. 14 e 15).
I muri esterni al piano terreno della casina erano costruiti con continuità e i pilastri si innalzavano da essi: non esistono infatti pilastri nelle murature esterne del piano terreno (Fig. 16).

Fig. 16 – Dettaglio di Fig. 13. Mostra come i muri esterni al piano terreno della casina fossero costruiti con continuità e i pilastri si innalzassero da essi a partire dal primo piano: non esistono pilastri nelle murature del piano terreno.