14 – I lavoratori (Pannello 24)
La trasformazione, che non solo il territorio di Mirabello ma lo stesso ambiente ecologico ha subito attraverso i secoli, è stata, come abbiamo visto, il sudato frutto di una interrotta estenuante lotta contro una natura ostile, condotta da generazioni di lavoratori. Essi supplirono con la primordiale genialità contadina, con la fatica delle loro schiene e delle loro braccia, e spesso a prezzo della loro salute, alla inadeguatezza dei rozzi attrezzi di cui disponevano e che solo il loro intuito e il loro amore per la terra riuscivano, con l’andare del tempo, a rendere più adatti e più utili.
Quasi omaggio al lungo travaglio di questi uomini e delle loro donne che hanno creato la Mirabello in cui viviamo, presentiamo il Pannello 24 che si propone di ricordare[1] ai moderni coltivatori, che operano oggi con l’aiuto di una tecnologia meccanica avanzatissima, l’importanza storico-culturale degli umili strumenti di lavoro dei loro antenati, perché, anziché gettarli, imparino ad amarli e raccoglierli, per conservarli o affidarli a chi li potrà conservare per loro, come patrimonio pubblico, a memoria di una civiltà di cui possono essere orgogliosi.
Di questo patrimonio culturale, di costume e di vita dei nostri padri, qui ci limitiamo a dare solo un fugace cenno, ma già ci proponiamo di sviluppare maggiormente un discorso approfondito, nella speranza di riuscire a sottrarre alla totale perdita e di poter conservare a lungo un’altra caratterizzante e tipica espressione del mondo e della vita del contadino, già sul punto di essere dimenticata: al diàlet.
Pannello con descrizione della parti di una falce (al fer) [Disegno di F. Rinaldi]
[1] Il pannello presentava alcuni disegni che illustravano le parti componenti di alcuni strumenti agricoli (e.g. falce, giogo, etc.), riportandone i nomi in dialetto. N.d.C.