4.1 – I territori delle Legazioni di Bologna e Ravenna e del Ducato di Ferrara (Pannello 4)
Ritiratesi parzialmente e incanalate le acque che scendevano dagli Appennini, rese stabili vaste zone di terre normalmente asciutte, le valli (Palù, Sanmartina, Marara, Marmorta, etc.) si ridussero progressivamente sempre più verso levante e il mare.
Altre rotte provocarono nuovi frequenti allagamenti, comportando la perdita di vasti appezzamenti già bonificati ed avviati a colture sempre più regolari e redditizie. Ma ormai la tenacia dei coloni, che difendevano con il loro lavoro le proprie case e il proprio pane, provvedeva a ripristinare gradizzi[1] e arginature e a recuperare, sia pur fortunosamente, i campi sottratti loro dalla furia delle acque.
Il territorio venne a poco a poco a definirsi sempre meglio e ad acquistare una propria fisionomia e un crescente valore economico. Si accesero allora vecchie e nuove diatribe sull’esatta posizione dei confini tra gli interessati: sia fra Stati e confraternite (Nonantola, Olivetani di Bologna e di Ferrara, etc.), sia fra i privati proprietari di beni di quelle terre. Di conseguenza la cartografia andò assumendo una sempre maggiore importanza, quale elemento documentario indispensabile per un’esatta lettura del territorio. Carte approssimative o scrupolose, mappe e frettolosi rilievi, schizzi per precisare particolari d’interesse locale si moltiplicarono e furono gelosamente conservate negli archivi delle Assunterie dei Confini e delle Acque e nelle raccolte degli Agrimensori. Variano le misure usate (pertiche bolognesi o ferraresi, passi, etc.) e le scale. Inutile pretendere precisione assoluta o rispondenza alla tecnica della cartografia moderna, ma la lettura di questi documenti risulta generalmente facile, rivelatrice e di grande interesse.
Tra le molte carte da noi rintracciate, ne presentiamo (nel Pannello 4) alcune delle più significative, che rappresentano l’insieme dei territori delle legazioni di Bologna e di Ravenna e del Ducato di Ferrara. Sperando di suscitare la curiosità e l’interesse dei visitatori (che invitiamo ad un esame non frettoloso), segnaliamo l’importanza della mappa Magini del 1599 (mappa 4.1), che può essere utilmente confrontata con quella del 1748 (mappa 4.6) per cogliere i mutamenti avvenuti durante un secolo e mezzo di storia, richiamando l’attenzione anche sulla diversità del segno grafico.
Mappa 4.1 – 1599 – Corografia del Ducato di Ferrara di G. Magini (particolare) [Arch. Palazzo]
Mappa 4.6 – 1748 – Lo stato di Bologna di A. Guidotti (particolare) [Arch. Stato Bologna, Gabella Grossa, vol. 04, disegno E]
Ma se i Pannelli 4 e 5 sono espressamente intesi ad una riflessione sulla cartografia del passato, anche tutti gli altri che costituiscono questa mostra devono alla cartografia la documentazione che ha reso possibile lo studio dei singoli argomenti. Molti nomi rimangono ancor oggi a indicare località, proprietà e cascine, ma altri sono mutati (ad esempio, la via Prosperi non era quella che oggi porta questo nome) o completamente dimenticati. Senza il fortunoso ritrovamento di alcune mappe non sapremmo dove collocare, nemmeno approssimativamente, località come lo Spron Malvezzi, la Bocca della Città, la Violetta e tante altre.
[1] protezione di sponda fluviale realizzata con graticci vegetali, N.d.C.