Pannello 4 – I territori di Bologna e Ferrara

Man mano che le acque venivano incanalate, le valli si riducevano. Certo, nuove rotte provocavano nuove esondazioni e la perdita di aree già bonificate, ma la tenacia dei coloni recuperava i campi sottratti loro dalla furia delle acque. Il territorio veniva così gradualmente acquistando valore economico e, inevitabilmente, sorsero dispute sulla esatta posizione dei confini. La cartografia assunse allora grande importanza, quale strumento per la registrazione delle proprietà fisiche e giuridiche del territorio.

II presente pannello presenta alcune carte topografiche dell’epoca, che descrivono i territori di Bologna e Ferrara, mentre nel prossimo vedremo alcune carte locali specializzate. Ma questi due pannelli non sono i soli ad avere un forte debito con l’antica cartografia: quasi tutti i pannelli della mostra devono ad essa la loro documentazione. E’ infatti solo grazie alle antiche carte che molti dubbi sono stati risolti e che molti toponimi, citati in atti e documenti che incontreremo più avanti, hanno potuto trovare la loro collocazione sul terreno. Se infatti molti toponimi antichi sono tuttora in uso, molti altri sono mutati o sono stati dimenticati. Ad esempio, senza il ritrovamento di alcune carte non sapremmo dove localizzare, neppure grossomodo, località come lo Spron Malvezzi, la Bocca della Città o la Violetta.

Carta 1 – Il Ducato di Ferrara dall’Italia del Magini

Nel 1588 l’Università di Bologna preferì Giovanni Antonio Magini a Galileo per la cattedra di Matematica. Magini fu cartografo insigne e la sua opera più importante è l’Italia: il primo atlante sistematico e coerente di tutta la penisola. Alla sua stesura Magini lavorò indefessamente dal 1599 sino alla morte. Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, e i figli che gli succedettero, gli fornirono sia i mezzi per finanziare il progetto, sia i contatti per ottenere da principi e governi i materiali cartografici necessari per realizzarlo. L’atlante ebbe un enorme successo e per oltre un secolo fu il riferimento indiscutibile della cartografia italiana.

La carta riprodotta al numero 1 è tratta da questo atlante: è la carta del Ducato di Ferrara, disegnata nel 1599. In essa il Reno appare confluire ancora nel Po di Ferrara; la valle Sanmartina e quelle di Poggio e Malalbergo sono poco estese. Verso il mare è in corso la grande Bonifica Estense, là dove tre secoli più tardi sorgerà Jolanda di Savoia. Si noti il saliente che unisce Cento al Ducato di Ferrara, abbracciando il territorio di Sant’Agostino e Mirabello che appartengono invece a Bologna.

Grazie alla colorazione della linea di confine il saliente che abbraccia Mirabello è meglio visibile nella carta posta a destra della precedente. Fu pubblicata ad Amsterdam nel 1640, quarant’anni dopo quella del Magini, da John e Chornelius Blaeu, i massimi cartografi olandesi del tempo. E’ evidente quanto grande sia il loro debito nei confronti della carta del Magini.

Carta 5 – Valli e inondazioni del Bolognese, Roma 1726

La lunghissima influenza del Magini nella cartografia è ben documentata anche dall’impianto e dal cartiglio dalla carta 5, realizzata da Luigi Casoli a Roma nel 1726. Di grande interesse sono sia i nuovi toponimi che compaiono nella nostra zona (si noti ad esempio l’Aldrovanda presso Mirabello), sia l’effetto delle rotte e delle inondazioni con cui si aprì il XVIII secolo: si noti l’estensione delle valli rispetto alla carta del Magini: l’Aldrovanda appare sommersa e solo un esile ismo di terra fa sì che Poggio Renatico non sia un isola in mezzo alla palude.

Anche la carta 6 rivela la grande importanza che i contemporanei attribuivano al problema posto dal Reno alla metà del ‘700: essa rappresenta l’intero Stato di Bologna e ciònonostante le rotte sono puntualmente e nominativamente indicate e alle valli è data una ben più marcata rilevanza grafica che nella carta del Magini (la carta 1).

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