Pannello 6 – Strade, stradelli, sentieri e ponti

Le strade principali correvano sugli argini dei fiumi o al loro piede. Dopo il 1526,  la strada provinciale sull’argine destro del Reno e la via Bassa, che si snodava al piede dell’argine stesso (la vediamo nella mappa 1), assunsero importanza preminente per andare da Mirabello a Bologna.
L’altra via di primario interesse, tra Bologna e Ferrara, passava per il Poggio (dei Lambertini, come si diceva allora). Su questi due assi principali si incardinava un reticolo di stradelli, sentieri e cavedagne, che si insinuavano tra proprietà e proprietà ed assicuravano le comunicazioni.  Di quando in quando venivano redatti dei Campioni, cioè delle descrizioni delle strade; ne riportiamo un ampio saggio in questo pannello. Non dobbiamo però lasciarci ingannare dall’elevato numero di strade in essi descritte, pensando che al numero corrispondesse la qualità: il fondo delle strade era di terra che, con la pioggia, si trasformava in un fango viscido e profondo. La Magistratura sosteneva che la via che da Mirabello portava a Bologna fosse mantenuta in ottimo stato, ma altri documenti affermano che era cattiva assai e il suo fondo inconsistente. Di fatto, sappiamo che in nove anni, tra il 1830 e il 39, furono gettate su di essa più di 30.000 carra di sabbia (circa 45.000 mc) e questa cifra è prova della sua tremenda condizione.

Mappa 1- La più antica mappa stradale di Mirabello (1774)

Osservate la mappa al numero 1: è del 1774 ed è la più antica mappa stradale di Mirabello.
Il viaggiatore che vi perveniva seguendo la via Bassa, provenendo da San Carlo, incontrava dapprima alla destra i Granari Aldrovandi (oggi possessione Molino); poi, alla  sinistra, la chiavica di pietra, detta l’Aldrovanda, che alimentava anticamente i Molini del Senatore Aldrovandi; un poco più oltre, l’antico riazzo, detto della Rotta Bisacca, cioè  l’alveo della rotta del 1731 che ha dato origine ai maceri dell’Oasi delle Pradine.
Giunto a Mirabello, il viaggiatore si trovava di fronte l’osteria (più o meno nel punto in cui oggi sorge la casa del Custode nel viale di accesso a Palazzo). La via Bassa non seguiva, infatti, il Reno (e quindi l’attuale provinciale), ma se ne discostava proseguendo in linea retta sino all’osteria. Il suo tracciato è ancora visibile come una traccia chiara nelle foto aeree, come in quella qui sotto.

Foto aerea dell’ingresso del Palazzo Sessa-Aldrovandi: la striscia chiara nel rettangolo rosso è l’antico percorso della Strada Provinciale, un tempo la via Bassa

Torniamo a osservare la mappa 1. A fronte dell’osteria la via si biforcava: a destra portava al Palazzo Aldrovandi (con la sua caratteristica torretta), a sinistra all’argine destro di Reno in corrispondenza del Passo di Mirabello che conduceva alla Chiesa Vecchia. La via Bassa proseguiva quindi sull’argine sino a immettersi nella via della confina (come dicono i mirabellesi), la strada che segnava il confine tra il Ferrarese e il Bolognese.
Dal Passo di Mirabello si staccava anche un altra via, con direzione a tramontana, che seguiva l’antico fondo del Reno, descritta nel documento 5: è la prima citazione dell’attuale C.so Italia; ancor oggi raggiungerlo si dice a Mirabello andear in ren.  Nella mappa i numeri a lato delle strade rimandano alla descrizione nel Campione riprodotto al n. 5.

La carta al n. 2, redatta verso la metà del ‘600,  mostra le strade principali del Bolognese: si notino (in rosso) quella che da Mirabello portava a Bologna e  (in verde) quella che un tempo portava da Bologna a Ferrara passando per Poggio Renatico e la Torre dell’Uccellino (o Ocelino), ma che allora si arrestava alla Torre a causa dell’allagamento della valle Sanmartina.

La carta al numero 4 è di un secolo più tarda, ma l’itinerario che un mirabellese seguiva per recarsi a Bologna, individuato dalla linea arancio, differisce poco dall’itinerario descritto nella carta precedente.

Al n. 5 è il Campione delle strade di Sant’Agostino di Sotto: la prima guida turistica di Mirabello di cui abbiamo già esaminato l’associata carta 1.

La piccola carta al numero 6 rappresenta il tratto di strada che dal fiume Reno (il cui alveo corrispondeva all’odierno Corso Italia) conduceva poco oltre l’argine Cappellaro (oggi sede della strada per Casumaro). La carta fu  eseguita verso la fine del XVII secolo da un agrimensore che aveva ricevuto l’incarico di rilevare una delle tante situazioni di conflitto tra bolognesi e ferraresi: i ferraresi erano accusati di aver tolto la terra dalla strada per fare argini, ma l’agrimensore scoprì che anche i bolognesi (i Malvezzi per la precisione) avevano fatto altrettanto. La strada definiva il confine tra i due stati (la confina) e lungo la sua mezzaria erano posti grossi cippi di marmo di cui parleremo al Pannello 9.

Osservate ora la barchetta in rame che pende dal soffitto, nell’angolo tra questo e il pannello seguente. L’avete individuata? E’  l’insegna che pendeva davanti alla casa del passatore, che traghettava i viandanti al passo di Mirabello sul Reno (che era guado in estate, e a volte anche in pieno inverno, ma passo nelle altre stagioni, occorreva cioè la barca per passare).  Quest’insegna ben documenta la mancanza di ponti sui fiumi e le conseguenti difficoltà di spostamento via terra. Fu realizzata negli anni ‘30 del XX secolo da Fernando Montori, detto Barlam, allora proprietario della casa del passatore. Come recita l’incisione impressa sulla fiancata della barca, Barlam replicò l’antica insegna che vi aveva trovato.

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