Pannello 9 – I termini di confine
Per molti anni il problema più scabroso fu quello di definire la confina, la linea di confine tra Bologna e Ferrara. Le alluvioni del Po e i depositi fluviali del Reno rendevano difficile e incerta la lettura dei segni di riferimento esistenti e, in mancanza di una sicura segnaletica di confine e di una cartografia adeguata, l’unico modo per stabilire dove corresse la linea divisoria era ricorrere alle incerte e discordi testimonianze dei residenti. Dopo una lunga contesa, Bologna e Ferrara sentirono la necessità di concordare definitivamente una linea di demarcazione precisa, denotandola con una segnaletica pressoché inamovibile e duratura. Fin dai tempi dell’antica Roma colonne, cippi e pietre miliari segnavano le strade consolari e tale forma di demarcazione non era mai stata totalmente abbandonata; d’altra parte il macigno si presentava come l’unico materiale che desse affidamento di durata nel tempo e che potesse resistere all’impeto delle acque. Così la linea della confina fu segnalata con cippi, o termini, che recano su una faccia l’indicazione della località in cui erano collocati e su altre due, opposte tra loro, gli stemmi dei due stati.
Con il passare del tempo e il mutare della situazione politica (il passaggio di Ferrara allo stato Pontificio) i termini persero di importanza e furono dimenticati. Nel secolo scorso, alcuni furono rimossi e trasportati a Sant’Agostino, a Poggio e a Madonna Boschi, dove oggi fanno parte dell’arredo delle loro piazze. Li vedete qui fotografati: alla sinistra quelli di Poggio Renatico, in alto a destra quelli di Sant’Agostino, in basso quelli di Madonna Boschi.
Nel 1980, durante lavori di scavo alla Ghiaia, ne fu rinvenuto uno a Mirabello, che è oggi posto in Piazza Primo Maggio.
La linea rossa, nella carta al centro del pannello, è la linea della confina. Osservandola da vicino potrete notare tante piccole T maiuscole poste sul suo percorso. Individuano la posizione originaria dei termini. Sopra la carta, a destra, si trova un disegno, realizzato da Rinaldi, che mostra un ingrandimento della sezione centrale della confina e, in corrispondenza di ogni termine, il numero romano che lo denotava. Per quelli ritrovati sono riportati anche il nome della località che su di essi compare.