Pannello 21 – Devozione popolare

Croce con l’ulivo a protezione dei raccolti, collocata nei campi il giorno di S. Croce (3 Maggio)                          Mirabello, cavedagna del Palazzo Rosso (1978)

Provato da una vita di stenti, il popolo cercava conforto in una religiosità spesso primitiva, con qualche venatura di tradizioni paganeggianti, quale si conveniva a una gente sinceramente credente. La più spontanea, e più commovente, forma di tale religiosità si espresse a lungo in semplici croci, fatte di due rami a cui erano legate alcune foglie d’olivo. Ben presto comparvero le fioriere: umili offerte  di  tabernacoli di legno, per lo più dedicati alla Madonna, collocati su una pianta a protezione dei campi (l’Olma che presentiamo nella foto è stata abbattuta pochi giorni dopo che l’avevamo fotografata). I signori diedero seguito a questa usanza erigendo pilastrini e chiesuole,  lungo le strade e all’ingresso delle loro possessioni, e, nell’800, dando spesso a queste ultime i nomi di santi protettori.

L’Olma lung al stradon ad Mandin

La necessità della protezione divina era sentita fortemente da quei contadini che riuscivano a migliorare la propria condizione, a possedere una casa, un fienile, una possessione; costoro ricercarono un santo protettore, scelto con cura tra quelli offerti dalla tradizione locale (che proponeva S. Antonio Abate e S. Vincenzo) ed effigiato in cotto, in targhe o a tutto tondo. Le targhe (frequenti le Madonne) venivano poste accanto agli ingressi degli edifici, le statuette in apposite nicchie sulle porte, o tra le finestre delle case, o sul pilastro portante nei fienili.

Colombarola, pilastri binati centrali

Colombarola, S. Antonio Abate

La devozione popolare, come fenomeno spontaneo e talora come usanza tradizionale, continua ancora oggi, ma con l’evolversi dei tempi trova logicamente la sua espressione più ortodossa nella Parrocchia.

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