7.1 – Torri di Galliera, Verga, Uccellino e Fondo
Mentre si recuperava il territorio alla coltura e allo sfruttamento economico e gli Stati e i proprietari privati rivendicavano, spesso arbitrariamente, presunti diritti, reali o usurpati, si avvertì l’esigenza di controllare, anche dal punto di vista che oggi diremmo ‘d’ordine pubblico’, l’intero paese. Si vollero allora mantenere presidiate le vie di comunicazione, stradali e di navigazione, lungo le quali, tra l’altro, si riscuotevano balzelli e pedaggi.
Una pianura si domina bene dall’alto. Per questo fu studiato un sistema di sorveglianza costituito da numerose torri. Alcune di queste esistono ancor oggi, ma abbandonate o semi-abbandonate, e lasciate in stato di crescente degrado, o incorporate in cascinali che ne mascherano la struttura, rendendo ‘illeggibile’ l’antica funzione. Nell’insieme costituiscono una documentazione storica monumentale, vergognosamente trascurata dall’uomo che la lascia rovinare nella generale indifferenza (unica lodevole eccezione la torre dei Fornasini nell’abitato di Poggio Renatico), benché si stagliano ancora sull’orizzonte, facilmente identificabili, merlate o mozze nelle loro massicce forme che dovrebbero indurci a riflettere sulla spesa e le fatiche immani richieste dalla loro costruzione, in tempi in cui il trasporto da zone lontane delle pietre, delle malte e degli altri materiali necessari costituiva un problema di non facile soluzione.
Nei documenti di archivio troviamo il ricordo di altre costruzioni del genere, che dovettero essere assai interessanti, ma che furono distrutte, evidentemente con l’invio di contingenti di truppe, perché, abbandonate dalle autorità responsabili, erano divenute rifugio di emarginati, fuoriusciti e briganti (ma non furono piuttosto i gabellieri stessi che, ribelli all’autorità centrale, taglieggiavano i viandanti a proprio vantaggio?), che le avevano trasformate in baluardi pressoché inespugnabili: Torre dei Chiarelli, Torre dei Canoli e altre ancora.
Su una ben definita linea, che segue lo scolo Riolo-Layno (mappa 8.2), si susseguivano le torri di Galliera, del Cocenno, di Verga e dell’Uccellino (1242), due delle quali tutt’ora esistenti (ma in stato di ormai imminente rovina Galliera e Uccellino); un’altra (Verga) rasa volutamente al suolo, ne siamo in grado di supporre il perché (forse stava rovinando), dato che il proprietario del fondo sentì (già nel 1883) l’esigenza e il dovere di tramandarne la memoria elevando al suo posto un pilastrino che reca una lapide con una iscrizione informativa.
Mappa 8.2 – La linea delle torri al bordo delle paludi [Arch. Palazzo]
I documenti che citano queste torri (quella di Verga dava il nome ad un canale, ad una strada e all’intera zona circostante) sono innumerevoli: prelature, misurazioni e indicazioni dei confini. In particolare alcuni documenti ci testimoniano che la torre da Verga fu edificata nel 1307 (Ghirardacci) con decreto del Popolo di Bologna, che già nel 1312 provvide ad assicurarne la custodia. Nel 1453 il Senato della Legazione assegnò tutti i diritti di passo, reddito, acquedotto e canali ai bolognesi Brunino e Filippo de’ Blanchis e da quella data la torre fu sempre ‘appaltata’ a privati. Le torri di Verga, dell’Uccellino e del Fondo, sorte tutte lungo la confina col ferrarese, come punti di osservazione e di riscossione dei dazi, furono oggetto di lunghe contese tra i due Stati. La torre del Fondo, ora nel ferrarese, nel 1309 era custodita da Bologna, della cui Legazione, evidentemente, faceva parte.
L’interesse, anche storico artistico e per una eventuale ricerca sulle tecniche costruttive, crediamo sia sufficientemente documentato dai particolari fotografici riprodotti nel Pannello 8, di facile lettura.