8 – La confina e i termini (Pannello 9)

Per molti anni il problema più scabroso restò comunque quello di definire la confina: la linea di demarcazione tra il Ducato di Ferrara che, pressato al nord dalla Repubblica di Venezia, cercava in ogni modo di espandersi al sud, e la Legazione di Bologna alla quale sembrava che ogni metro di terreno guadagnato al nord verso il Po e verso la stessa Ferrara, fosse essenziale alla propria politica egemonica.

Le alluvioni e le vere e proprie inondazioni del Po e i depositi fluviali del Reno e del Panaro rendevano difficili da leggere i punti di riferimento (talora affidati solo a paletti o ad alberi che potevano essere divelti e cancellati a ogni piena), e toglievano attendibilità agli stessi argini, distrutti dalla furia delle acque e ricostruiti spesso arbitrariamente.

Per secoli le controversie giudiziarie furono oziose ed interminabili; esisteva, sì, il ‘diritto giurisdizionale’, ma di fatto ‘proprietà faceva diritto’ e bolognesi e ferraresi cercavano con ogni mezzo di occupare ed assicurarsi il possesso delle terre che andavano affiorando dalle paludi. Ricordiamo qui solo alcuni momenti della lunga contesa e alcuni suoi aspetti più tipici.

In mancanza di una segnaletica di confine e di una cartografia adeguata, l’unico modo per accertare (si fa per dire!) dove corresse la linea divisoria tra i due Stati era ricorrere alle testimonianze, incerte e discordi, dei residenti del luogo. Nel 1331, in una causa tra Bologna e Ferrara, alcuni testimoni affermarono che l’argine del Marchese segnava il confine del territorio di Bologna e che l’argine Castaneus (strada per Casumaro) si estendeva, oltre la torre dei Linari, fino allo stesso argine del Marchese e, che tutto quello che era cifro (al di qua) di detto argine, verso Cento e Bologna, apparteneva alla Legazione. Altri testimoniarono, meno categoricamente, che l’ argine del Castagno segnava sì il confine, ma solo in molti luoghi o per la maggior parte; altri ancora, infine, dichiararono addirittura che esso correva in territorio ferrarese.

Nel 1381 Zelino dei Guastavillani, facendo donazione al Comitato di Bologna di terre boschive e vallive, presso la carratam Florianam, la via che va alla torre dei Chiarelli e più oltre sul confine, all’argine del Castagno fino al Gorgo dei Porcari (presso l’argine Cappellaro), affermava che tali terre erano poste nel territorio di Bologna. Ma nel 1394 il Marchese Nicolo d’Este, proseguendo nella sua politica di penetrazione nel territorio della Legazione, concesse a Stefano Scotti l’investitura di una terra valliva e boschiva nel fondo di Vigarano a latere Mainarda, che pretendeva essere in territorio ferrarese iuxta canale Cernariae (fino al canale). Il Duca di Ferrara sosteneva infatti che tra l’argine del Castano e il Gorgo dei Porcari il confine segnasse un saliente verso Bologna, fino alla località una volta chiamata Bocca della Città, dal Reno all’argine Castaneo, fino al Gorgo dei Porcari e la Volta dei Cambioli, dall’argine dei Linari all’argine del Marchese. I bolognesi controbatterono che tali pretese erano infondate e che Palazzolo fu ed è, sul confine e lamentarono che la Cernaria, che apparteneva a Bologna, fosse da vari anni posseduta da alcuni ferraresi, che vi avevano costruito una strada chiamata via ferrarese o degli Scotti e se ab obedientia et iurisdizione Civitati Bononiae indebite subtraxisse (si erano sottratti illegalmente ai doveri derivanti dal fatto di dipendere dalla giurisdizione di Bologna). Analogamente i De Mustis, i Zerbinati e altri ferraresi, che possedevano beni nel territorio di Bologna, presso i suoi confini, sopra la torre dei Chiarelli, lo Scultena (Panaro) e l’argine Castaneo avevano rifiutato obbedienza a Bologna e (ahinoi !) di pagare solitas collectas. In uno strumento di vendita del 1463 Benedetto e altri Mantellinì ferraresi, evidentemente rendendosi conto dell’impossibilità d’insistere nell’atteggiamento sedizioso tenuto nella pacifica occupazione del territorio bolognese, vendettero a Brunino de’ Blanchis di Bologna, un pezzo di terra vallivo e boschivo (il riscatto del terreno a lavorativo sembra ancora lontano), nel luogo denominato Verga (in fondo alla via Giovecca). E, riacquistato potere ed autorità, il Podestà di Bologna nel 1501 emanò un bando capitale contro Ercole e Pietro di Giovanni Scotto che, con una scorreria da moderna ‘guerriglia’, erano entrati nei possessi di Giovanni Bentivoglio e di Carlo Antonio Caccialupi, posti in Guardia Galeriae, nel luogo chiamato l’argine del Becco, presso il canale Cernara, vi avevano tagliato numerosi alberi, avevano fatto legna e l’avevano poi esportata nel ferrarese, compiendo un furto provocatorio. Richiamandosi addirittura al Privilegio di Teodosio (sec. IX) e a presunti documenti ancora più antichi, Bologna intraprese un’azione giudiziaria perché gli fosse restituito tutto il territorio fino al Po, già usurpato dal Duca di Ferrara, secondo i confini naturali da caetera per flumina montes et valles divisa (distinte dalle terre vicine da fiumi, monti e valli). Il territorio rivendicato comprendeva; la torre dei Canoli, la via del Dosso, la via S. Margherita, la via Mattazzola, il ponticello dei Savi, la fossa di Gianbaldo, la Motta piana, la via ovvero argine di Cento e la via della torre dei Chiarelli, lo Scultena, il Canadizzo, la torre dei Linari, l’argine del Marchese, l’argine Castaneo, il Gorgo dei Porcari, il Palazzolo, la Cernara, la torre Verga, la torre del Fondo, il Laino ovvero Riolo.

In un periodo di tregua e di accordo tra gli Stati interessati, si sentì la necessità di stabilire, definitivamente, una linea di confine, concordata, precisa, indicandola con una ‘segnaletica’ pressoché inamovibile e duratura. Fin dai tempi dell’antica Roma colonne, cippi e pietre miliari segnavano le strade consolari e tale forma di indicazione non era mai stata totalmente abbandonata; d’altra parte il macigno si presentava come l’unico materiale che desse affidamento di durata nel tempo e che col suo peso, potesse resistere alla rapina delle acque (ma un cippo, sepolto da una escrescenza, rimase a lungo dimenticato).

La lunga linea della confina fu tracciata concordemente negli anni 1576 e segnata con i cippi di confine, i pesanti termini fatti venire chissà da dove, che recano l’esatta indicazione della località in cui erano posti e, scolpiti su due lati opposti, gli stemmi dei due Stati.

Tali cippi sono oggi stati rimossi e trasportati parte a S. Agostino, parte a Poggio, due a Madonna Boschi e … uno fu ritrovato a Mirabello (foto 9.1), molti anni fa, sulla confina, durante opere di scavo, poi sparì per opera di ignoti; ora è stato localizzato e sta per essere restituito al nostro paese.

9.1 Termine Mirabello

Foto 9.1 – Il termine di Mirabello [foto di E. Carletti]

Abbiamo avuto la fortuna di rintracciare uno schizzo (disegno 9.2) che registra scrupolosamente tutti i termini che esistevano nella zona, indicando il punto preciso in cui si trovavano e la loro numerazione successiva.

9.2 Confina Termini (particolare)

Disegno 9.2 – La linea della confina e i termini dal Dosso alle valli di Medicina (particolare) [Disegno di F. Rinaldi, da Carta Chiesa, 1762]

Indicazioni di confine simili, non solo di Stato, ma anche fra le proprietà private, registrate in molte mappe, ci aiutano ancor oggi a ‘leggere’ gli esatti limiti di molte antiche proprietà. Ma neppure queste indicazioni, generalmente accettate, poterono porre termine ad ogni contestazione; le rotte del 1731 e del 1738 cancellarono molti cippi e verso il 1740 i Monaci Olivetani di S.Michele in Bosco di Bologna contesero a lungo una fascia di terreno ai loro vicini, sulla base di un palo fradicio confitto nel terreno che avrebbe dovuto indicare il punto da cui partire per calcolare le angolature delle linee di divisione e che la controparte riteneva non fosse quello o fosse stato spostato ad arte.

Ancora nel 1789 l’arciprete Serra di S. Agostino doveva rivendicare la restituzione delle terre, già dote della parrocchia, che i signori Ariosti (patroni della Chiesa) avevano incamerato nei loro beni quando le acque delle piene avevano cancellato ogni traccia delle precedenti divisioni.

 

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