Vulcanetti di fango a Palazzo
Numerosi vulcanetti di sabbia e fango, allineati lungo una fessura che si estende per un centinaio di metri da una parte all’altra del Palazzo e attraversa i locali del museo, si sono manifestati a Palazzo in occasione del sisma. Il pozzo nella corte ha eruttato sabbia e acqua per più di un’ora dopo la scossa principale del 20 maggio.
La liquefazione dei sedimenti è uno dei fenomeni idrogeologici più evidenti che possono essere causati da un terremoto in una pianura alluvionale, formata da depositi fluviali. Nei depositi di sabbia saturi di acqua confinato tra due strati impermeabili (limi e argille ad esempio), l’onda di pressione prodotta dal sisma ha fatto sì che la pressione dell’acqua interstiziale (presente fra un granulo e l’altro) superasse la pressione che mantiene a contatto i granuli di sabbia. Tutto il deposito (sedimento più acqua) si è così comportato come un fluido, ossia si è liquefatto. La pressione si scarica attraverso fratture, esistenti o formatesi al momento, o tramite i pozzi. In superficie, la liquefazione si è manifesta con vulcanetti di sabbia/limo, allineati lungo le fratture di risalita.
All’interno del museo la pressione ha prodotto eruzioni di sabbia attraverso i giunti delle grandi lastre in cemento del pavimento, che si sono sollevate e crepate.
Nei mesi seguenti il sisma la pressione si è lentamente ridotta ed per vari mesi le lastre e i muri dell’edificio hanno continuato a manifestare piccoli spostamenti verticali.
Il territorio di Mirabello è parte dell’alveo artificiale del Reno realizzato nel 1522 per immettere questo fiume nel Po. Esso fu realizzato sfruttando in parte un paleoalveo del Panaro. Lo si riconosce dal fatto che, risalendo il letto del fiume verso Vigarano Mainarda e Mirabello si incontra, a metà strada tra questi due paesi, un paleoalveo, proveniente da Casumaro, che si diparte dal Panaro presso Finale Emilia. Nel 1500 i Bolognesi lo sfruttarono per realizzare l’argine del Castagno, al fine di proteggere il loro territorio dalle esondazioni del Po. In epoca successiva su di esso si insediò la strada che congiunge Mirabello a Casumaro. Nel 1731 fu impossibile chiudere la Rotta del fiume Reno, alla Bisacca di Mirabello e da allora, per circa 70 anni, il Reno rimase libero di vagare nelle valli di Raveda e del Poggio. Per evitare l’allagamento del piano terreno, il Palazzo fu allora circondato da un arginello e nel 1734 il piano di calpestio fu innalzato alla quota di questo. E’ questo contesto che spiega tanto i vulcanetti presenti a Palazzo, quanto l’entità dei danni prodotti a Mirabello dalla liquefazione deelle sabbie.