Il restauro strutturale del Palazzo
Il sisma del 20 maggio 2012 ha prodotto seri danni strutturali al Palazzo Sessa-Aldrovandi, sede del museo: buona parte dei pilastri che reggono il tetto sono stati lesionati, le murature perimetrali sono percorse da profonde fessurazioni e il campanile a vela, che sovrasta la facciata verso il paese, è disassato e prossimo al crollo. Di quest’ultimo parleremo in un prossimo articolo. Vogliamo prima presentare i lavori di restauro delle strutture portanti che sono in fase di completamento.
Il piano sottotetto presenta una struttura a travi e pilastri a sostegno del colmo e dei cantonali, con una muratura continua perimetrale realizzata con cortine posate di testa, slegate tra loro, ossia prive di elementi trasversali di ammorsamento (diatoni). Per stabilire il quadro fessurativo dell’insieme e ripristinare la continuità strutturale, si dapprima rimosso l’intonaco lesionato sino al vivo della struttura, previa una campagna di indagini stratigrafiche per scongiurare la presenza di superfici affrescate, e si sono poi poste in opera reti in fibra di vetro con malte idonee ad alta resistenza meccanica. La finitura superficiale è stata realizzata con una stesura di intonaco a grassello di calce.

Una parete del sottotetto legata con rete di vetro. Si noti il bordo della rete lasciato libero da malte per la ripresa della seconda fila di fogli che legheranno i pilastri.
Per sopperire alla mancanza di elementi trasversali di ammorsamento tra pareti perimetrali e cortine trasversali si è ricorsi all’installazione di catene con piastre interne ed esterne.

La piastra terminale di una doppia catena che lega la cortina trasversale alla facciata. Vista dall’interno.
Le piattabande delle aperture del sottotetto hanno ceduto, essenzailmente a causa della scarsa resistenza meccanica delle malte di allettamento.
Sono state consolidate tramite l’iniezione di malte idonee e la posa in intradosso di reti in fibra di vetro.
L’oscillazione prodotta dal sisma ha fatto sì che le travi del solaio del sottotetto ‘punzonassero’ le facciate, aprendo lunghe fessurazioni orizzontali nelle stesse sotto la fascia marcapiano.

Le lunghe fessurazioni orizzontali prodotte dal ‘punzonamento’ delle travi del solaio del sottotetto.
Per ricostruire la continuità della facciata si è ricorso a una fasciatura completa dell’edificio all’altezza del solaio del sottottetto con rete in fibra di vetro, così da realizzare un anello di contenimento della spinta delle travi. Queste sono poi state legate tra loro CITA in modo da realizzare un solaio rigido.

La parte dell’anello di contenimento sopra la fascia marcapiano. E’ realizzato in rete di fibra di vetro.
La muratura sovrastante la quota dei pilastri dell’originaria barchessa CITA è risultata costituita da due pannelli tra loro slegati. Per renderli solidali e aumentare la resistenza della struttura, i due pannelli sono stati legati tra loro con ‘fiocchi’ in fibra di vetro che si aprono a fiore sulle loro faccie esterne.