Il restauro della torre campanaria a vela
Il sisma ha avuto una dinamica ondulatoria-sussultoria che ha danneggiato e reso pericolante la torre campanaria a vela (foto 1), alta circa sei metri, che contiene l’orologio e la cella campanaria. La combinazione dei due moti ha prodotto un’azione torsionale, che ha fatto ruotare su stesso il pilastro di destra del campanile e fuoriuscire di circa nove centimetri la parte superiore del pilastro di sinistra dalla sua base (foto 2 e linee verdi tratteggiate in disegno 6a).

Foto 2 – La torsione della torre vista dalla parte opposta alla facciata: il pilastro sinistro è a destra nella fotografia.
Contemporaneamente la torre si è inclinata verso l’interno dell’edificio, aprendo sulla facciata sotto l’orologio una lunga fessurazione da trazione (linea verde continua in disegno 6a): la frattura potrebbe a prima vista sembrare insignificante rispetto a tante altre molto più vistose prodotte dal sisma, ma è invece una delle più pericolose (foto 3).

Foto 3 – La frattura sulla facciata prodotta dalla inclinazione della torre verso l’interno dell’edificio
Infatti il risultato combinato dei due movimenti ha portato il campanile a vela in una condizione molto prossima al crollo (foto 4). Se questo si fosse verificato il campanile si sarebbe rovesciato sul tetto, sfondandolo; le travi della sua orditura sarebbero state spinte verso le facciate, provocandone il rovesciamento; i frammenti della torre in caduta avrebbero sfondato tutti i piani dell’edificio danneggiandolo in modo probabilmente irrecuperabile.
Una nuova scossa avrebbe potuto facilmente innescare questo disastroso evento. Per evitarlo, sin dai primi giorni dopo il sisma, è stato prontamente allestito un ponteggio metallico a tubi e giunti (foto 5) che agganciava i due pilastri della cella campanaria e ne annullava la propensione a inclinare verso l’interno, grazie alla sua base allargata e ai contrappesi posti su di questa.

Foto 5 – Il ponteggio realizzato per impedire il rovesciamento del campanile sul tetto. Si notino i tre grandi cubi posti come contrappesi alla base del ponteggio
Il ricupero della torre non si presentava semplice. La prima idea fu quella di riportarla nella sua posizione originale. Per farlo la cosa più semplice era smontara e ricostruirla, ma ciò avrebbe implicato non solo costi elevatissimi, ma anche la perdita del manufatto originale. Si pensò allora di sollevare l’arco sommitale e la parte superiore dei pilastri di quel tanto necessario per ricostruire la base di questi e riposare infine la parte sollevata su un appoggio sicuro. La difficoltà di realizzare un’armatura che permettesse di sollevare l’arco che chiude superiormente la cella campanaria senza frantumarlo portò però a scartare anche questa soluzione. Si optò infine per la stabilizzazione della torre nella posizione che aveva assunto dopo il sisma, impedendole ogni ulteriore rotazione. La soluzione si presentava non solo tecnicamente più semplice e meno costosa delle altre, ma aveva anche il vantaggio di mantenere la memoria dell’effetto dell’evento.
Per ottenere questo scopo si sono realizzati due diversi interventi:

Foto 6a – Schema di inserimento delle barre d’acciaio nella torre campanaria a vela: vista frontale. Si notino le barre d’acciao che imperniano i due pilastri (linee blu) e quelle (linee rosse) che impediscono l’allargamento della frattura frontale (linea verde).
1) Per bloccare un’ulteriore torsione della torre sull’asse verticale, ogni pilastro è stato imperniarono con una barra d’acciaio di 6 cm di diametro, lunga 10 m, che va a incastrarsi sotto l’orologio nel muro di facciata (linee A blu foto 6a e b).
2) Per impedire il rovesciamento verso l’interno:
a) si sono inserite in diagonale due barre d’acciaio che legano i pilastrini posti ai lati della torre con il centro della facciata sotto l’orologio (linee B rosse foto 6a e b);
b) si è realizzata una struttura reggi-spinta in ferro nel sottotetto (foto 7-9).

Foto 7 – La struttura reggi-spinta nel sottotetto: la parete in fondo è la faccia interna della vela campanaria. Si noti l’arco che la sorregge.
La tendenza della torre a inclinare verso l’interno non è dovuta solo al sisma, ma è favorita da un errata progettazione del muro di facciata e del raccordo tra questo e i due muri di spina; errore che ha provocato l’apertura di due ampie fratture in questi ultimi (foto 10 e 11). Le fratture sono state prima ricucite con rete in fibra di vetro, previa stonacatura delle pareti interessate, e poi legate con catene in ferro.